40

Intanto domani potrò dire di esserci arrivata. Cosa che ho dubitato spesso. Da brava ipocondriaca ansiosa si può dire che mi sia data per spacciata più o meno ad ogni raffreddore, da quarant’anni a questa parte. Quindi ho deciso di iniziare da oggi a considerarli un traguardo, questi ‘anta’, più che una tragedia. La voglia di festeggiarli però ancora non c’è e questo dipende da altro. Non mi va ancora giù l’idea che mamma non ci sia. In questo momento di lei mi manca soprattutto la sua stima incondizionata, perché per gli altri, anche per chi ti ama di più, sarai sempre quella fragile, svampita, paranoica pronta a gridare ‘affondo’ in qualsiasi momento. Con mamma ti caricavi del suo sguardo, delle sue parole. Voglio dire, lei c’era, sin dall’inizio, e chi più di lei poteva capire il perché della tua sbadataggine, delle tue stranezze e delle tue paranoie. Lei sapeva però che comunque arrivavo, sempre, e con ottimi risultati. E sicuramente arrivavo anche grazie a lei. Due anni di assenza e il bilancio di questo compleanno è davvero poco buono. Saturno contro e catastrofi varie. Però ho imparato che si deve chiedere aiuto, non pretenderlo. Che nessuno può capirci finche’ siamo noi stessi a non riuscire a farlo. Che tutto passa manco per un cazzo, bisogna metterci un po’ di cura e dedizione per riuscire a farlo passare e trovare un buon vino che non faccia male allo stomaco o alla testa ma solo bene al cuore. Senza diventare alcolizzati si possono comunque superare anche i monti più alti. Ieri sera un’amica psicologa mi diceva che si nasce a 50anni ma che con i 40 inizi comunque a capirci qualcosa. Lo spero. Ad oggi, se dovessi dare un’indicazione a mio figlio su come non avere rimpianti gli direi di non essere mai invidioso di nessuno e di sorridere di chi lo sarà di lui. Di non accontentarsi mai di nulla di meno della felicità per quanto, ogni volta che hai pensato ‘sono felice’, sia successo qualcosa. Di imparare, da subito, a credere in se stesso, senza il bisogno di conferme esterne. Basta chiudere gli occhi e soffiare sulla candelina. Per esprimere un desiderio che poi, alla fine, ne sono sicura, si avvera sempre.

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